Quali sono le "intelligenze manageriali", quali i loro bias.
Dobbiamo a Howard Gardner l'intuizione che l'intelligenza è una somma di facoltà della nostra mente. Intuizione che le neuroscienze hanno potuto confermare studiando come il cervello reagisce agli stimoli e individuando specifiche aree di attivazione. Oggi sappiamo come, dove e cosa sviluppa le nostre facoltà, ossia come il cervello possa essere allenato per svilupparsi dove più ci necessità "esattamente" come un muscolo.
Nel mio precedente articolo "Leadership, quali errori la penalizzano!" ho affrontato la prima delle "intelligenze", quella logico razionale. In questo vi presento sinteticamente le altre cinque e i loro principali bias.
Le intelligenze manageriali che affiancano quella logico razionale sono quella sociale, introspettiva, matematica, valorizzativa ed etica. Occorre conoscerle e comprendere quali autoinganni possono produrre, perché è la loro somma che fa di noi dei "buoni" o dei "cattivi" leader. E come si sommano le facoltà così si sommano gli errori. Di questi ultimi dobbiamo imparare ad averne piena consapevolezza se vogliamo divenire dei leader migliori.
Le trappole mentali che un leader deve assolutamente conoscere.
Vediamo quali sono tre dei principali errori tra quelli che spesso ci impediscono di azionare le giuste leve per ciascuna delle "intelligenze manageriali".
Partiamo con l'"intelligenza sociale" che è la facoltà connessa ai circuiti cerebrali che si attivano per riconoscere gli atteggiamenti dell'altro affinché possiamo interagire in modo positivo - intenzioni, motivazioni, emozioni e sentimenti, espressioni facciali e della voce, dei gesti, ecc.. -.
- Falso consenso - prendere noi stessi come misura degli altri e pensare che chi non la pensa come noi sbagli convincendosi che le decisioni prese da altri siano errate e o controproducenti. È legato all'autocentramento.
- Difesa a oltranza - continuare a lavorare su obiettivi che hanno perso di valore o su progetti, iniziative o relazioni che non hanno prospettive solo per difendere con ostinazione le proprie scelte.
- Gli altri come oggetti - rimanere freddamente concentrati sui risultati svalutando le altre persone ritenendole oggetti disinteressandosi di sentimenti, esigenze, problemi o dei loro disagi a causa del nostro comportamento.
L'"intelligenza introspettiva" è la facoltà che ci permette di comprendere noi stessi valutando risorse, equilibrio, percezioni esterne in relazione con quelle "interne". In sostanza è il "senso di se" che si trasforma nella persona che siamo.
- Autocompiacimento - accondiscendere con i nostri limiti anziché migliorarli. Attribuire i risultati conseguiti alle nostre "indubbie" qualità scaricando i fallimenti su altri o addebitandoli a circostanza avverse.
- Autocentramento - pensare se stessi esclusivamente in termini positivi disconoscendo i nostri limiti e considerandoci importanti, insostituibili e pienamente apprezzati.
- Illusione dei risultati - vedere in modo irrealistico alle cose enfatizzando i propositi costruttivi e sottovalutando le criticità; a esempio quando si pianifica senza alcun metodo e si sbaglia la stima dei tempi rinviando gli affannosi impegni successivi e rincorrendo spasmodicamente per recuperare il ritardo quasi sempre senza riuscirci.
- Distorsioni di tipo numerico - ritenere un'operazione di calcolo o un'analogia semplice, difficile o banale, mentre in realtà è sottilmente ambigua e presentata in modo da indurre in errore.
- Effetto salvare vite o perderle - prediligere, a parità di condizioni, soluzioni che pongono in evidenza la limitazione del rischio anziché evidenziare quest'ultimo.
- Semplicistica rappresentazione di fatti e verità - considerare eventi reali in modo considerevolmente rilevante e frequenti solo perché ne siamo rimasti emotivamente impressionati.
- Temere il nuovo e il cambiamento - vedere solo minacce verso le certezze o all'"ordine costituito", alla prevedibilità dei comportamenti o dei processi consolidati.
- Pignoleria - vedere alle situazioni in modo ristretto concentrandosi in modo eccessivo sui particolari ostacolando così l'apertura mentale e l'empatia per comprendere anche l'altro.
- Accumulo di dati e informazioni - continuare a raccogliere dati e informazioni perché non sono mai adeguati fino ad arrivare alla quantità ingestibile in modo da giustificare la mancata azione.
- Rifuggire dal coinvolgimento - aspettare che un'altra persona, un dipartimento, un'istituzione faccia qualche cosa che potremmo o dovremmo fare noi.
- Vittimismo o senso di impotenza e vessazione - sentirsi impotenti, costretti dagli eventi o limitati nelle scelte così da considerare il calpestare le regole, le leggi o le convenzioni un fatto che per quanto eccezionale sia ampiamente giustificato.
- Irresponsabilità - agire solo perché si sta rispondendo a criteri di obbedienza, rispetto delle direttive ricevute o perché si è sempre fatto così disconoscendo di fatto ogni responsabilità delle azioni, dei risultati o degli obiettivi mancati.
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